Manifesto dei percorsi "Dimmi: Diari Multimediali Migranti"

CAMBIARE LE COSE A PARTIRE DAL LINGUAGGIO: IL NOSTRO MANIFESTO

Siamo gli studenti e le studentesse delle classi 2D e 2E della scuola secondaria Maltoni di Pontassieve, anno scolastico 2024/25.
Con ARCI Firenze e con i nostri professori e professoresse di lettere e di sostegno
abbiamo fatto alcuni incontri sul tema della migrazione.
Abbiamo capito subito che:
- della migrazione in Italia se ne parla male;
- anche per questo la migrazione spesso è vissuta male.

Abbiamo deciso di cercare di cambiare le cose a partire dal linguaggio. Abbiamo discusso, studiato, incontrato attiviste.
Queste le nostre proposte:

  1. Non chiamatemi MIGRANTE: la migrazione nella maggior parte delle storie è da un Paese a un altro, perché allora usare la parola MIGRANTE, che indica un’azione che si sta svolgendo come se chi ha vissuto la migrazione la vivesse per sempre? Non chiamatemi migrante ma, se necessario per la comprensione del messaggio o dell’informazione che si vuole trasmettere, chiamatemi persona con background
    migratorio.
  2. La "N WORD": non ha importanza dove la sentite, se nelle canzoni o nei film. Non si usa. Le parole prendono il significato che diamo loro durante il tempo e la N WORD nel tempo è sempre stata usata in senso negativo e dispregiativo. Non la si deve usare mai più, in nessuna occasione, neanche per riportarla.
  3. PERSONE DI COLORE: è un termine falso amico che nasce nel periodo della segregazione razziale negli Stati Uniti per indicare gli spazi a cui avevano accesso le persone “non bianche”. Per questo motivo non si deve usare.
    Vi diciamo anche che non serve rimarcare una caratteristica fisica come il colore della pelle quando non è necessario. Quante volte specifichiamo se qualcuno è "bianco" o appartiene al gruppo dei "bianchi"?
  4. NORMALE: conforme alla norma rispetto a determinati parametri. Chi decide quali sono questi parametri? Da vicino nessuno è normale ma ogni persona ha caratteristiche sue proprie. La realtà include ogni variazione, differenza ed espressione della natura umana, e ciascuna di esse merita pari opportunità e dignità.
  5. PROFILAZIONE ETNICA O RAZZIALE: la Commissione Europea contro il razzismo e l’intolleranza nel 2007 ha definito la Profilazione Etnica o Razziale come l’uso da parte delle forze dell’ordine, quando procedono a operazioni di controllo, sorveglianza o indagine, di motivi quali il colore della pelle, la lingua, la religione, la nazionalità o l’origine nazionale o etnica, senza alcuna giustificazione oggettiva e ragionevole.
    Fermare e perquisire un individuo quando l’unico o il principale motivo per farlo è l’origine etnica o la religione equivale a una DISCRIMINAZIONE DIRETTA.
  6. DIRITTI: Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti (articolo 1 della Dichiarazione universale dei Diritti Umani del 10 dicembre 1948). “I diritti degli uomini devono essere di tutti gli uomini, proprio di tutti, sennò chiamateli privilegi.” (Gino Strada)
  7. SICUREZZA: ogni persona ha diritto di sentirsi al sicuro. Profilazione razziale, razzismo, sessismo, bullismo, abilismo, omolesbobitransfobia, sono azioni che portano le persone che le subiscono a vivere nella paura.

GLI SPAZI SICURI LI FANNO LE PERSONE, LE LORO PAROLE, I LORO COMPORTAMENTI.

La cura delle parole non è un esercizio inutile, ma un elemento al centro della costruzione delle relazioni tra persone e nella società. Vi invitiamo a fare attenzione, oltre che ai fatti, anche alle parole, per riportare al centro della nostra attenzione le persone – tutte- i loro diritti e il loro benessere.

Le razze non esistono, i razzisti sì. E puoi denunciarli.

Per i reati commessi per finalità di discriminazione o di odio etnico, nazionale, razziale o
religioso […] la pena è aumentata fino alla metà (art.3 della Legge Mancino n.205/1993)

Per informazioni e segnalazioni: